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Francesca Zoboli

Intervista a Francesca Zoboli: l’arte come indagine

Il processo creativo è stimolato da contaminazioni tra vari linguaggi, senza direzioni prestabilite. Il mix che ne emerge non ha davvero confini, anima le pagine dei libri e anche le pareti.

Agorà, Wall&decò.

Lo ammetto, ho conosciuto Francesca Zoboli, “sfogliandola”. Proprio così, sfogliando i libri da lei illustrati. Poi, dopo una serie di incroci orchestrati dalla sorte, ho scoperto che il suo sguardo creativo e le sue mani operose danno vita a una serie infinita di mondi creativi, tra cui trovano spazio anche le carte da parati.
Impossibile darle un’etichetta – è grafica, decoratrice, pittrice, illustratrice. Già entrare nel suo studio, a Milano, città dove è nata e vive, è un’esperienza caleidoscopica: immerso in un angolo di verde, lontano anni luce dagli scorci milanesi a cui siamo abitati, è uno scrigno di quiete creativa. Lì sono conservati il suo passato artistico-professionale e la sua visione futura. Bene, la premessa è giunta al termine, ora largo spazio alle sue parole.

Carta decorata a mano, foglia d’oro applicata su pannello, casa privata a Milano (progetto arch. G. Ballabio).


Francesca, come è cominciato il tuo percorso artistico?
È iniziato a orecchio, a sensazione, vivo l’esperienza artistica come un’indagine, legata soprattutto ai materiali. Dopo il liceo scientifico, mi sono diplomata prima in visual design alla Scuola Politecnica di Milano e poi in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Non avendo frequentato il liceo artistico non avevo un’infarinatura tecnica, così già ai tempi dell’accademia usavo tecniche sperimentali da me inventate, come la ruggine, gli inchiostri, la cera, al posto dei pastelli. Materiali che mi hanno avvicinata all’espressione astratta.

L’esperienza dell’Accademia è stata formativa?
È stata fondamentale a livello di formazione mentale, ho imparato a ragionare. Mi si è aperto un mondo e lì ho iniziato a diventare una persona che ha voglia di approfondire tutta una serie di interessi, di andare a vedere dentro e oltre le cose, di osservarle e studiarle.

E dopo?
Dopo un periodo di attività come grafica, ho fondato, insieme a due socie-amiche, lo studio di decorazione L’O di Giotto, attivo a Milano dal 1990 e specializzato in decorazione di interni e pittura murale. Occuparsi di decorazioni in un periodo storico in cui, per ispirarsi, era necessario farsi spedire un libro sullo stencil dall’Inghilterra, è stato molto stimolante. Abituati ad avere tutto a disposizione sul web, oggi sarebbe impensabile.

Carta decorata a mano, foglia d’oro applicata su pannello, casa privata a Milano (progetto arch. G. Ballabio).


Quindi il primo passaggio è stato dalla grafica alla decorazione murale?
Sì, a un certo punto, però, ho avvertito il bisogno di andare in una direzione diversa e ho iniziato a dipingere, per poi capire che la pittura poteva trasformarsi in decorazione. Così per diversi anni ho realizzato, con grande soddisfazione, carte murali: le dipingevo a mano mutuando le tecniche dal mio lavoro precedente; col tempo, ho imparato ad applicarle alle pareti usando la tecnica di posa dei parati. Anche in questo caso usavo i materiali più vari,
dalla ruggine alle foglie d’oro.

In ogni esperienza fai rivivere tecniche e materiali delle tue esperienze precedenti…
Continuo a passare da un’esperienza all’altra, con rimandi tra una e l’altra. La mia arte è un continuo attraversamento. Altro passaggio è rappresentato dall’illustrazione, in particolare per ragazzi ma non solo. Grazie alle infl uenze di un fi danzato – poi marito – illustratore e di mia sorella, che ha aperto una casa editrice (Topipittori, ndr), mi si è aperto un universo di altro tipo, che mi ha molto stimolato.

Carta decorata a mano con inchiostri, cera, foglia d’oro applicata su pannello, casa privata a Milano (progetto studio di architettura Stefania Beltrame Sandra Gelmetti Architetti Associati).

Ed eccoci ai soggetti per carte da parati…
La collaborazione con Wall&decò, iniziata dieci anni fa, è stata la svolta, il punto professionale in cui sono riuscita a far convergere tutto ciò che avevo fatto fi no a quel momento: decorazione, pittura, illustrazione. All’inizio la direzione artistica era interessata alla mia ricerca materica, poi, lavorando insieme, anche il mio modo di operare si è evoluto. Oggi parto da immagini analogiche per integrarle con il digitale, che amplia notevolmente le possibilità
creative. Basti pensare alla saturazione e desaturazione dei colori o all’ingrandimento dei disegni.

Quali sono le fasi creative dello sviluppo di una carta da parati?
Ogni anno Wall&decò propone temi molto liberi, ne scelgo due e inizio la ricerca. Il mio è un modo di lavorare che si auto contamina, tutto torna e ritorna in altre forme: molti miei lavori per Wall&-decò sono emersi da precedenti progetti in tutt’altro ambito, per esempio da illustrazioni. Una volta concluso il processo creativo, inizia il lavoro esecutivo in senso stretto, fino ad arrivare alle varie prove colori eseguite insieme all’azienda.

Che sensazione provi nell’entrare in un posto e vedere le tue carte da parati alle pareti?
È divertente, è una soddisfazione.

Carta decorata a mano, frottage, foglia d’oro applicata su pannello, showroom Kenzo a Parigi (art director Antonio Marras).

Tu vesti pareti, ma per te una parete che ruolo riveste in un progetto di interni?
È una pagina bianca da personalizzare per rendere uno spazio meno anonimo. Considero le pareti un ambiente, lo dico sempre al corso che tengo allo IED di Torino. Un corso di progettazione di wallpaper e di tecniche decorative murali partendo dalla natura: spiego il processo creativo per portare la natura in una stanza, a pensarci è così da sempre, basta citare i dipinti sui muri delle case pompeiane o lo stile Liberty. La trasformazione degli elementi naturali fa parte della storia della decorazione.
Come vedi il futuro dell’arte visiva?
Sempre più ibrida, contaminata. Ho una visione polifonica dell’arte, senza confini con il mondo dell’artigianato e con il digitale.
Intrecciare i vari linguaggi è stimolante, rende più liberi.

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